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eTwinning/Comenius Ready, steady, slow, 2013-2015, SOCIAL TIME - Liceo Statale Niccolò Machiavelli

eTwinning/Comenius Ready, steady, slow, 2013-2015, SOCIAL TIME

Lavoro curricolare correlato alla progettazione eTwinning/Comenius RSS del biennio sezione H con la docente di Lettere, Charis Augusta Marconi


Il diventare e le metafore

Una volta trasformatosi in dimensione umana, il tempo può essere frazionato. Il secondo percorso ETwinning/Comenius 2013-2015, Social time, ne visualizza la partizione sociale.

Corrispondente alla distinzione Romana fra otium, momento di assenza dalle imprese di guerra, e negotium (impegno pubblico), è oggi il lungo periodo di latenza delegato alla formazione scolastica e il successivo complesso affermarsi della persona quale individuo sociale.

Otium è allora un periodo non neutro ma interamente attraversato dal tempo, per i rapidi sviluppi fisici e mentali e perché essenzialmente legato all’idea del divenire. Perciò anche tempo dell’insofferenza, dove il ‘prima’ diviene insopportabile nella continua attesa del ‘poi’.

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Corridoio via Giovanni da Procida (small)
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Così il poeta Orazio vedeva questa età segnata dall’amore per la sferza del suo maestro (il plagosus Orbilius di Epist. II, 1, 70-71). Così i nostri alunni descrivono come “un bunker” l’aula scolastica (Claudia C.) e “stressante” il percorso formativo, in quanto legato alla necessità di “dare sempre il meglio per assicurarsi una qualità lavorativa” (Giada). Perciò si ritiene demotivante l’insuccesso (“Per due anni non ho avuto voglia di studiare, un pò per problemi personali un pò perché, andando male a scuola, ero convinta che lo studio non facesse per me e che non avrei potuto farcela”, Marianna N.) e terrorizzante l’interrogazione (“Tutti noi abbiamo paura delle domande. Ci dimentichiamo che quel piccolo secondo necessario per rispondere è invaso da questa paura”, Elena C.).

La paura fu proprio la costante di tutta la mia carriera scolastica: il suo chiavistello. E quando divenni insegnante la mia priorità fu alleviare la paura dei miei allievi peggiori per far saltare quel chiavistello, affinché il sapere avesse una possibilità di passare.

Emblema di questa età appare il piccolo Daniel (Pennac, di Diario di scuola), bimbo dotato di spiccata sensibilità, intelligenza, interessi, ma con difficoltà cognitive, dislessìa, forte insicurezza.

Lo studente viene da lui visto metaforicamente nell’ingresso a scuola come una cipolla (per gli strati di vergogna, paura, preoccupazione e rabbia); negli insuccessi come una rondine sfracellata. L’aula si trasforma allora nel luogo di un sogno, nel quale l’insegnante diviene un salvatore, capace di guarire dal coma scolastico grazie ad empatia e amore, per creare una sinfonia.

Non manca il metodo, ma la maniera, le competenze legate ai rapporti umani che si instaurano con i bambini. [..] Ogni studente suona il suo strumento. La cosa difficile è conoscere i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che sa fare solo bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, siccome il piacere dell’armonia li fa progredire tutti. [..] Perché tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie. [..]Le cose non vanno mai come previsto ma una cosa è certa: noi diventiamo!

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Lezione hawaiana (small)
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Diventare. Questo verbo all’infinito porta verso il futuro. Ma il futuro, quando si trasforma in presente, vede il suo carico di attese trasformarsi in responsabilità. Inizia il momento del negotium. Per i giovani cittadini Romani esattamente a 17 anni, con l’assunzione della toga virile e l’inizio della partecipazione all’attività politica e giudiziaria dell’Urbs. Per le fanciulle, trasformate dalle nozze in matronae, con la guida di una domus e di una familia.

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Il Tevere presso l\’Isola Tiberina (small)
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L’approdo all’età adulta segna quindi un confronto con le proprie responsabilità etiche. Emblema di questa età appare la piccola Rosetta (Loy, de La parola ebreo). Ultima di quattro fratelli e figlia di un ingegnere, è una bambina serena, seguita nella crescita da bambinaie, anche tedesche. L’ampia casa di via Flaminia è frequentata da ebrei come Giorgio Levi, compagno di giochi del fratello, e la gentilissima vicina di casa sig.ra Della Seta. Non si percepisce che l’eco attutita delle vicende che stanno sconvolgendo l’Europa. L’ascesa al potere di Hitler (1933) è vista nel ricordo del padre che ‘ammira’ le nuove autostrade tedesche. Nel 1937 Rosetta inizia la prima elementare in una scuola vicina a Porta Pia. Nel 1938 vengono pubblicate le leggi razziali. Nel giugno del 1940 ascolta da un alto-parlante l’ingresso dell’Italia in guerra.

Ma il secondo conflitto mondiale irrompe nella sua vita nel ’43, come liberazione dagli obblighi quotidiani durante i nove mesi dell’occupazione tedesca a Roma (dal settembre al giugno del ’44), ma anche come fame, freddo e progressiva disgregazione dell’equilibrio familiare, per la decisione paterna di chiudere l’ufficio per non collaborare con i Tedeschi.

La Rosetta adulta intraprende un viaggio nella memoria e nella coscienza.

Che fine avevano fatto quegli ebrei che frequentavano la casa sulla via Flaminia, scomparsi in maniera del tutto silenziosa? Cosa aveva determinato quelle scomparse?

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Il Ghetto con lapide ricordo (small)
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Nel censimento del 1938 gli ebrei romani erano circa 12.000. All’alba del 16 ottobre i tedeschi riuscirono a catturarne 1.259. Era sabato (sempre il sabato sceglievano i tedeschi perché sapevano che era più facile trovare le famiglie riunite) e dalle quattro del mattino avevano cominciato a sparare fra le strade del ghetto per impedire a chiunque di uscire. Svegliati con dei forti colpi alla porta, gli uomini, le donne, i vecchi e i bambini hanno avuto venti minuti di tempo per vestirsi e radunare il cibo per otto giorni, fare una sommaria valigia e prendere il denaro che avevano in casa (denaro che lestamente i tedeschi provvederanno a portargli via). Una operazione-lampo compiuta da 365 SS arrivate la sera prima sotto il comando di Theodor Dannecker.

Di questi 1.259 ne verranno liberati alla sera 237 perché non ebrei, coniugi ariani o figli di matrimonio misto o perché appartenenti a stati neutrali. Dei 1.023 deportati del 16 ottobre, ne ritorneranno 17 (la 1.023° fu Costanza Calò Sermoneta che al momento dell’arresto della sua famiglia non era in casa e raggiunse disperata la stazione Tiburtina, dove ottenne di salire sullo stesso convoglio del marito e dei figli). Ai 1.023 deportati il 18 ottobre, vanno aggiunti altri 723 ebrei arrestati a Roma durante i seguenti otto mesi di occupazione tedesca. Di questi, 75 saranno uccisi alle Fosse Ardeatine e 4 nel campo di Fòssoli. I restanti 644 saranno deportati anche loro a Auschwitz.

Sulla scia del libro, siamo andati a percorrere con il 1h e il 2h lo spazio descritto da v. del Teatro di Marcello, v. Arenula e il Tevere, lungo le cui sponde è attestata la presenza di Ebrei a Roma da 21 secoli. Abbiamo trovato le tracce di questa millenaria cultura sotto forma di lapidi e toponomastica, e nella visita del Museo e del Tempio ebraico.

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La Sinagoga (small)
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La storia presentata dalla Loy, non raccontata come eventi, ma come capacità di incidere sul vissuto di ogni persona, ha costituito uno stimolo a “imparare a vedere, a considerare e soprattutto aiutare le persone che ci stanno accanto, nel momento del bisogno” (Gloria). Perché crescere vuole dire anche cercare delle risposte: “sul perché non vediamo quello che accade intorno a noi” (Monica); “sulla volontà continua di evitare sentimenti come dolore, sofferenza e disagio” (Giorgia).

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Il ghetto con la pasticceria ebraica (small)
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Il tempo, da ‘fisico’ diventato ‘culturale’, ha registrato il più ‘umano’ e insieme ‘disumano’ dei sentimenti: il valore del ricordo e le tracce indelebili che la sofferenza inferta lascia dietro di sé.

Prof.ssa Augusta Charis Marconi

Ultimo Aggiornamento: 28 gennaio 2014

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